Pubblicazioni

Gratteri: la leggenda della truvatura di San Giorgio tra Premostratensi e Cavalieri di Malta

LEGGENDE E CURIOSITA' DEL TERRITORIO DI TERMINI, CEFALU' E MADONIE - Rubrica di Esperonews.it

Sono molte le leggende diffuse in Sicilia, su antichi tesori nascosti. Si narra che ne esistano almeno 64 di tesori, sparsi tra le diverse località della Sicilia. Fino a qualche anno fa, i più anziani di Gratteri, raccontavano di un'antica leggenda sull'esistenza di una truvatura nel bosco di San Giorgio, dove si trova l'omonima abbazia di epoca normanna. Quest'ultima costruita dal re Ruggero, intorno al 1140. Secondo diverse storie narrate, i monaci appartenenti a quest'abbazia, compivano magie e sortilegi di ogni tipo. Il poeta Giuseppe Ganci Battaglia, poeta delle Madonie, sosteneva che un monaco del convento di San Giorgio, avesse molestato una donna, appartenente al ramo dei Bonafede, intesi "Gibbuini", per nomignolo. Un componente della famiglia giurò di vendicarsi, assaltando il convento, che infine fu distrutto. Il monaco riuscito a fuggire, si stabilì su una rocca, difatti ancora oggi è chiamata:" la rocca del monaco". Dove andarono le rendite dell'abbazia? Alcuni sostengono, che i monaci rimasti, abbandonando frettolosamente l'abbazia, nascosero il tesoro del cenobio, dentro o nei pressi della Chiesa, eludendo una strana profezia, in cui tre persone avrebbero dovuto sognare il luogo del tesoro, senza farne parola con nessuno. Però le sorti dei tre uomini prescelti, sarebbero stati differenti: il primo sarebbe morto, il secondo sarebbe rimasto paralizzato, mentre il terzo avrebbe usufruito delle ricchezze, ma solo dopo aver mangiato un'intera focaccia, senza farne cadere le briciole. Una docente e ricercatrice di tradizioni popolari della facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Palermo, Elsa Guggino, sostiene che sono numerose questi tipi di storie in Sicilia. Se non prescritto, generalmente il tesoro si trasforma in gusci di lumache e nei casi più rari in uova. Il mistero dell'Abbazia di San Giorgio è in realtà più intrigante di quanto possa apparire. Nel 1645, l'Abbazia essendo stata abbandonata, tutti i suoi beni furono ceduti alla Sacra religione gerosolomitana dei cavalieri di Malta. Ma chi erano i cavalieri di Malta? Quella dei cavalieri Ospitaleri, nati principalmente come cavalieri dell'ospedale di San Giovanni Battista di Gerusalemme, è una tradizione, che iniziò come ordine ospedaliero benedettino e che in seguito alla prima Crociata, divenne un ordine religioso cavalleresco cristiano, a cui erano stati affidati le cure e la difesa dei pellegrini, diretti in Terra Santa. Le loro vesti erano quelle benedettine: tunica e mantello nero con croce bianca ad otto punte, apposta nel petto, in corrispondenza del cuore. In seguito parteciparono anche alle azioni di guerra, affianco ai Templari, in difesa dei territori conquistati nella Prima Crociata. Ma dove finì il loro ingente bottino di guerra? La storia dei cavalieri di Malta, attraversa secoli, guerre e nazioni e il fascino delle loro imprese è rimasto immutato nel tempo. Di certo, furono irriducibili difensori della Fede, ma quando il valore ed il coraggio del soldato, non furono più necessari, seppero ritrovare l'antica e mai trascurata missione. Le testimonianze di tale ordine Ospedaliero, in Sicilia, si trovano in alcuni comuni delle Madonie, come Polizzi Generosa e Gratteri. Per quanto concerne, l'attività ospedaliera dell'ordine, ispirato dai princìpi di accoglienza dello straniero, era quello di accogliere i pellegrini malmessi, dopo il lungo e difficile viaggio, svolgendo attività ospedaliera e assistenziale, secondo la regola dei padri benedettini. Grazie alla consultazione dei Riveli, antichi documenti che si conservano presso l’Archivio di Stato di Palermo, relativamente al comune di Gratteri, è possibile comprovare la presenza di uno spitali, sito nell’omonimo quartiere (attuale Via Ospedale) attestato già dal 1584 (Real Patrimonio – Archivio di Stato di Palermo). In mancanza di altri dati, si può ipotizzare che esistessero dei locali adibiti ad “ospitare” e curare poveri e indigenti (P. Di Francesca, Gratteri, 2000 p. 69, nota 64). Certo è che l’ospitalità verso lo straniero e il pellegrino era particolarmente radicata tra la popolazione gratterese. Lo stesso Ganci Battaglia, raccontando la leggenda di un pellegrino ricollegata al culto delle Sante Spine di Cristo - che Gratteri ha l’onore di custodire gelosamente - parla di un pellegrino che ebbe ospitalità in una casa ubicata dietro il quartiere dell’Orologio che anticamente era la casa dei poveri che il Comune teneva per dare asilo agl’infelici e ai senza tetto (Ganci Battaglia 1930, p. 37). Tuttavia, per cercare di capire la provenienza di coloro che arrivavano a Gratteri in quel periodo, ci possiamo avvalere ancora una volta, degli etnici riscontrabili dalla consultazione dei Riveli.  Tra i cognomi gratteresi - che testimonierebbero un considerevole flusso migratorio nel piccolo centro madonita - scrutiamo etnici di vari centri della Sicilia (di Brucato, di Caccamo, Capizzi, la Chifalutana, Ciminna, Muntimaiuri, di Jerace, di Palermo, di Patti, Petralia, Polizzi, Sciacchitano, di Termini, Trojna), ma anche da altre regioni italiane quali la Calabria (Cusenza, di Nicastro); la Campania (di Meta); la Lombardia (Lombardo); la Puglia (Tarantino); la Sardegna (Lo Sardo); la Toscana (Sinisi, Toscano), financo la Francia (Francioglio, Parisi, Provinzale) e la Spagna (Castiglia, Catalano, di Murgia, Gabrera, Ragona) dovuti alla dominazione angioina e aragonese in Sicilia. Tra gli etnici che attesterebbero proprio la presenza di pellegrini provenienti dalla Terra Santa, i più significativi sono di Jerico (da Gerico città della Cisgiordania), Palmeri (dal nome personale Palmèrio che designava, nell’ultimo Medioevo, chi si era recato in pellegrinaggio in Terrasanta, riportandone un ramo o una foglia di palma) e Pellegrino. Dallo spoglio di questi antichi documenti, custoditi presso l’Archivio di Stato di Palermo, si evince inoltre l’attestazione a Gratteri, di un altro significativo nome, a partire proprio dal 1600. Esso è Nicasio, diffusissimo nelle famiglie gratteresi del secolo XVII, nelle varianti maschili (Nicasio, Nicaso, Nocasio, Nucaso) e femminili (Nocasa, Nucasa, Nucasia) (Riveli, Tribunale Real Patrimonio, anni 1607-1651-52, Archivio di Stato Palermo). La presenza di tale nome personale, in particolar modo, potrebbe essere strettamente collegabile al culto di San Nicasio Burgio, cavaliere dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme detto poi Ordine di Malta. Secondo la tradizione infatti, "Nicasio, nato da padre saraceno e da madre discendente dai Normanni, insieme al fratello Ferrandino, entrarono a far parte dell’Ordine Ospedaliero dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. I due fratelli pronunciarono i voti di povertà, castità e obbedienza e quello di restare in armi per difendere i territori cristiani della Terra Santa, per assistere i pellegrini e gli ammalati e per portare conforto agli afflitti. (Enciclopedia dei Santi e Beati). Il suo culto è particolarmente diffuso in Sicilia, nei comuni di Caccamo (dove fu eletto patrono principale nell’anno 1625 in seguito alla fine di due epidemie di peste), Burgio e Castelbuono. Infine, un ultimo  significativo elemento  da tenere in correlazione, potrebbe essere proprio il culto del Santo Protettore del paese, San Giacomo Apostolo il Maggiore (Santo Protettore dei pellegrini), documentato a Gratteri già dal secolo XVI. Giuseppe Arlotta osserva che il legame tra la Sicilia e Santiago di Campostela è iniziato nel XII secolo, come documentato nel liber sancti jacobi, il più antico testo del pellegrinaggio compostelliano. Per la costruzione e la gestione degli hospitali per pellegrini che si recavano in Galizia, giunsero in Sicilia ordini cavallereschi, quali i Templari, i Teutonici e gli Ospitalieri, più noti come Cavalieri di Malta. Oggi tuttavia, dell’Abbazia di San Giorgio già appartenente ai monaci francesi dei Premostratensi (e prima ancora ai Cistercensi secondo i più recenti studi) e poi all’Ordine dei Cavalieri Gerosolomitani - aperta al culto e citata ancora nel XIX secolo dall'abate Vito Amico nel suo "Dizionario topografico della Sicilia" - restano solo poche vestigia. Nei primi dell’ 800, quando Napoleone soppresse il priorato, il feudo fu venduto a tale don Pietro Cancilla, tenente di cavalleria della Val Demone e l’archivio con i suoi privilegi fu dato all’ospedale Fatebenefratelli di Palermo. L'edificio infatti, caduto in rovina, fu poi riutilizzato dai contadini come stalla e deposito di fieno (I. Scelsi 1981). Nell'immaginario popolare, la figura dei Cavalieri di Malta è ricollegabile a quella dei Templari - monaci guerrieri di cui furono considerati gli eredi. Molte sono state le leggende nate intorno a quest’Ordine, a tal punto da essere considerati custodi di un antico sapere. Indizi ed arcani simboli tramandati di generazione in generazione, alimentano l’alone di mistero che li circonda, come la leggenda del Sacro Graal, la coppa da cui Gesù e i discepoli avrebbero bevuto, durante l'ultima cena, e che permetterebbe di dare la vita eterna. Ma quale potrebbe essere il vero tesoro che secondo l’immaginazione popolare celerebbe l’Abbazia di San Giorgio in Gratteri, tra Premostratensi e Cavalieri di Malta? Questo sembrerebbe ancora un mistero. In passato, alcuni contadini del paese, sostenevano che sul posto si avvertissero presenze e voci inquietanti. Nel tempo poi, diversi ardimentosi hanno scavato dentro e fuori il perimetro dell’Abbazia, senza però trovare nulla. secondo una misteriosa coincidenza e simbologia sarebbe un luogo ideale per nascondervi un tesoro? Solo fantasticherie che non hanno alcun fondamento storico, ma alimentate dalla ricca fantasia popolare. Oggi purtroppo, di queste storie rimangono solo vaghi ricordi e dell'Abbazia di San Giorgio, restano solo consistenti ruderi che, siti nella splendida cornice di un panorama agreste incontaminato, destano profonda suggestione.

http://www.esperonews.it/20121203153/rubriche/leggende-e-curiosita-del-territorio/gratteri-la-leggenda-della-truvatura-di-san-giorgio.html

CONNECT SOCIALY WITH US